Preferisco l’incoerenza alla coerenza, l’errore alla correttezza, la complessità alla semplicità. Perché c’è un solo modo per essere coerenti ma molti per essere incoerenti, una sola risposta esatta ma molte risposte sbagliate, un solo modo per essere semplici ma molti per essere complessi. Se una direzione si può intravedere nell’evoluzione dell’universo, questa è proprio quella che va dal semplice al complesso. Perciò ogni atto che aumenta la complessità è creativo e muove verso lo scopo cosmico dell’esistenza. Viceversa, ogni semplificazione interrompe e ritarda questa evoluzione.
Il segno dell’incoerenza è la contraddizione, ma la contraddizione non viene superata con la vittoria di uno dei due contendenti, questo sarebbe semplificare. La contraddizione resta, in un contesto che non era prevedibile quando è sorta e, semplicemente, in esso si dissolve. Questo è creazione.
Molte persone si sentono a disagio di fronte a una prospettiva che ammette l’incoerenza e non risolve necessariamente le contraddizioni. Molti si sentono al sicuro in un mondo dove ci sono i buoni e i cattivi, dove la coerenza è un valore, in cui esistono solo ordine e caos, e dove c’è l’ordine non c’è il caos, e dove c’è il caos non c’è l’ordine. Invece, molte volte i buoni compiono atrocità e i cattivi sanno farsi amare, la coerenza è spesso un alibi per non cercare la propria guarigione e la propria liberazione, dove c’è caos e dove c’è ordine regna la morte, ma nella sottile linea che separa i due – all’orlo del caos – lì si sviluppa tutta l’incontenibile forza creatrice dell’Universo.
(Sì, mi rendo conto di essere di difficile lettura. Io ricerco la contraddizione e vivo in essa, mi sforzo sempre di trovare un punto di vista diverso da quello che suggerirebbe il buon senso. Nei film sto sempre dalla parte del cattivo e nella vita, spesso, il cattivo sono proprio io…)