La libertà è uno dei valori più alti, per la libertà si è disposti a morire (e anche a uccidere). Che cos’è la libertà? Un tuo simile ti ordina qualcosa che altrimenti non faresti, minacciando di farti male o di toglierti qualcosa a cui tieni, o di far male a delle persone a cui vuoi bene, o semplicemente usa direttamente la sua forza fisica per impedire i tuoi movimenti… tutti concordano che questo è libertà negata. Ma se colui che ti minaccia è un folle, oppure un fanatico istigato e condizionato, o un disperato che sta cercando con tutti i mezzi di sopravvivere, ti senti ancora privato della tua libertà? E se invece che un uomo è un animale che condiziona le tue decisioni, se devi salire su un albero e rimanerci per sottrarti ai morsi di un cane, anche questo è libertà negata? E se è un grosso albero o un macigno franato che ti impedisce di avanzare sul sentiero verso casa, anche allora senti la tua libertà negata?
Non che non sia dolorosa, ma è grossolana quella limitazione di libertà che si appoggia sulla violenza esplicita, tanto grossolana da confondersi con il limite inevitabile che forze ostili della natura impongono all’agire dell’uomo nello spazio e nel tempo. La crudeltà dei tuoi simili ti fa soffrire, ma è la stessa sofferenza che ti regala la malattia. Né d’altra parte è giusto sentire la propria libertà limitata dalle decisioni del gruppo a cui si appartiene, perché nel nome del bene comune tutti quanti devono sacrificarsi un poco.
Vi sono aspetti più sottili in cui la libertà è a rischio, quelli in cui l’uomo rischia di perdere sé stesso: quando la coercizione non agisce sul corpo, ma sulle convinzioni, la visione del mondo, le scelte di vita. Come un serpente striscia non vista nell’anima e lì inietta il suo veleno; e così tu credi di agire per il meglio, facendo discendere logicamente le tue scelte da presupposti e valori che sono giusti e nascono dalla verità, mentre segui sentieri distorti che non iniziano da nessuna parte né portano ad alcun luogo, e ti muovi sulla spinta di pregiudizi, sinceramente convinto di cose che in realtà non esistono, ingigantendo aspetti marginali e ignorando completamente intere prospettive e parti di mondo. Questo io trovo veramente orribile: ingiunzioni, paure, pregiudizi che interferiscono con l’anelito di perfezione che è proprio di ogni creatura, deviando la storia personale su un binario morto in cui l’individuo rimane per sempre bloccato, prigioniero in una cella i cui muri sono fatti di niente, condannato ad essere l’aguzzino di sé stesso.
Vi è una sola strada che porta alla liberazione, e questa strada non è quella del fare né tantomeno quella della lotta. La lotta è un alibi che ti esime dal guardarti dentro costringendoti a guardare fuori; il fare – anche le azioni più nobili – rinforza l’immagine che uno ha di sé, cristallizza, chiude la visuale della gran parte dell’orizzonte interiore.
La nostra mente è sempre affollata da fantasie, ricordi, pensieri fasulli, inutili, o dolorosi; la nostra mente non riesce a tacere, a fermarsi, e tutti i pensieri che si susseguono senza sosta sono coerenti con quelle fondamentali ingiunzioni che formano la nostra visione del mondo e che sono alla base del nostro piano di vita. Ma tu sei più dei tuoi pregiudizi e delle tue paure, se anche il tuo agire è determinato da esse tu esisti prima di esse. Potresti vivere anche con ingiunzioni diverse da quelle che attualmente costituiscono il tuo carattere, e saresti ancora tu (sebbene diverso da come gli altri ti conoscono), in rari momenti di profonda illuminazione puoi anche vivere senza alcuna di quelle ingiunzioni. La libertà è quando riesci a vedere con chiarezza l’insieme delle strutture mentali che danno forma al tuo carattere, e a riconoscerle come qualcosa diverso da te. Qualcosa che nasce molto tempo fa, ma che viene da fuori. Qualcosa che ha origine nella inevitabile inadeguatezza della famiglia o nella necessaria violenza della scuola; un dono, un corredo che non sei costretto a tenerti addosso per tutta la vita.
Ma non è facile capire dove finisce quello che potrebbe essere diverso e che viene da fuori e dove comincia l’autentico me stesso, e l’unico modo per spingersi fino a quella sottile e nebbiosa linea di confine è un profondo silenzio. La libertà viene dallo sguardo gettato nella propria anima, distinguendo e separando l’autentico dall’inautentico. Ma come posso spingermi così a fondo se sono distratto e ingannato dalle voci che senza tregua risuonano nella mia testa? Solo nel silenzio, senza il disturbo del chiacchiericcio della mente, posso prendere le distanze da giudizi e convinzioni e osservare la verità del mio essere. Solo attraverso il silenzio posso giungere alla libertà; e la mia libertà è essa stessa purissimo silenzio.