Vi sono due tipi di ordine nei rapporti tra gli esseri umani. Il primo sorge dall’armonia, il secondo dalla violenza. L’uomo non può vivere senza relazione, regolarità, un sistema strutturato di possibilità; ma questi possono realizzarsi in modi diametralmente opposti. Illusoriamente, singoli o gruppi ritengono che la perfezione delle loro potenzialità migliori passi per la strada faticosa dell’autoaffermazione sul piano materiale; a tal fine hanno bisogno di elaborare sistemi di relazioni in cui altri uomini cooperano ai loro scopi. Un tale ordine non sorge da solo, esiste nella testa di chi lo concepisce ma non nelle possibilità più dirette dell’Essere. Per questo deve essere forzato, imposto, è frutto di violenza, come accade ogni volta che l’uomo antepone il suo pensiero alla nuda realtà. La violenza è sicuramente male, ma in questo senso possiamo dire anche che il male è violenza.
Un altro ordine sorge invece dall’Essere, e il pensiero non lo precede, ma lo scopre con meraviglia sempre nuova. È l’ordine che ha portato alla formazione delle galassie e delle prime forme di vita, che genera gratuitamente informazione e significato. E come potrà l’uomo accedere a questo ordine superiore che lo precede, gli sopravvive e lo trascende? Solo superando la dimensione del pensiero. Nessuna novità potrà infatti mai venire dal pensiero, la cui principale facoltà è la memoria. Memoria è fissazione e rielaborazione di ciò che è già stato; anche quando immaginiamo il futuro assembliamo dentro di noi pezzi di passato come tessere di mosaico, per costruire strutture inedite con mattoni vecchi. Per questo motivo una mente attiva, che conosce il pensiero come sua unica modalità, non potrà mai essere realmente creativa. Potrà sì essere abile a individuare relazioni tra fatti e strutture che nessuno aveva mai visto prima, ma questo pur lodevole esercizio non è creazione. La dimensione creativa è quella del più profondo silenzio e della pura passività.
Da una parte l’arrogante pretesa di imporre una visione rattrappita e parziale a una realtà che comunque sfugge ai nostri tentativi di comprensione e di dominio; dall’altra la libertà che nasce dal lasciare liberi, l’autorità che nasce dall’ascoltare, la capacità di influire sul mondo che nasce dall’inazione. È il caos che si dissolve in un ordine non forzato, ma intuito prima e accettato poi, armonia che trascende le coppie bello/brutto e buono/cattivo, conservando solo la superiore categoria della verità.