I cattivi risultati a scuola
C’è un’espressione della lingua italiana che presenta una interessante ambiguità di significato: insuccesso scolastico. Nell’accezione più diffusa l’aggettivo “scolastico” viene interpretato come “nella scuola”. L’insuccesso è quindi dello studente che non riesce – per capacità, volontà o motivazioni contingenti – a raggiungere gli standard di sufficienza. Tuttavia lo stesso aggettivo può anche essere interpretato come “della scuola”. In tal caso il fallimento è del sistema educativo nel suo complesso, che non è riuscito a portare a termine quella che è la sua missione: formare. Si dimentica infatti troppo spesso che lo scopo principale della scuola non è quello di valutare, ma di guidare lo studente nel percorso di costruzione della conoscenza. […]
Nozioni, competenze
Si è visto come non siano gli argomenti (cioè le cose sapute) a costituire il nucleo della conoscenza matematica; pertanto, neanche dovrebbero costituire il nucleo dell’educazione matematica. In effetti, il bagaglio culturale richiesto da questa disciplina è particolarmente snello. Basti pensare ai grandi matematici di ogni tempo: il loro valore non consiste nell’essere stati degli eruditi che sapevano tutto in un particolare ambito di indagine. Al contrario, Al Kuwaritzmi, Gauss, Turing (per non parlare di Galois o Cantor) sono passati alla storia per aver aperto la strada in campi di cui non solo loro, ma nessuno fino a quel momento sapeva nulla o quasi. Paradossalmente, è stata l’ignoranza ad averli resi grandi. Se avessero già avuto in partenza una procedura da seguire per risolvere il problema delle equazioni di secondo grado, o delle geometrie non euclidee, o della progettazione di una macchina calcolatrice, non ci sarebbe stato niente di memorabile nella loro opera, nulla per cui ricordare ancora i loro nomi dopo secoli. […]
Gestire l’esistente
Quando si ragiona su come migliorare la didattica, il rischio maggiore è quello di finire a fare proclami irrealizzabili sul cambiamento del sistema scolastico. Certamente è lecito provare a immaginare un contesto più produttivo dell’attuale, ma si possono sperimentare nuove strade anche operando in condizioni avverse. Si sa che il tempo e le energie dell’insegnante sono pesantemente condizionati da una serie obblighi che ben poco contribuiscono alla costruzione della conoscenza. Innanzitutto la rigida scansione dei programmi che schiaccia sotto l’esigenza della quantità gli sforzi tesi a raggiungere una reale qualità, ma anche il sistema di verifica e valutazione, troppo centrato sulla dinamica premio-punizione. Tuttavia è proprio tra le pieghe di questo sistema inefficiente che si possono ritagliare spazi di azione (grazie al cielo gli insegnanti italiani godono di una notevole libertà didattica!). […]